Che dire, gentili lettori?
Ho lasciato il mio cuore a Londra.
Londra è una città magica, a tratti caotica, piena di cose da fare, posti da visitare, persone da conoscere.
I parchi, con il loro panorama di laghi e anatroccoli, invogliano alla scrittura. Sì, se fossi vissuta a Londra, invece che in uno sperduto paesino sardo, a quest'ora sarei una scrittrice di fama mondiale.
Se avessi avuto il pc fra le mani e se fossi stata sola mi sarei seduta a scrivere.
Un vecchio signore dava da mangiare alle oche e ai piccioni, e gli scoiattoli gli si arrampicavano addosso con grande amichevole confidenza.
Dal monumento all'ammiraglio Nelson si scorge la torre di Londra. Il London's eye ammicca, come un sogno inarrivabile perché costa diciassette pound e non era il caso.
Gentili punks mostravano cartelli per invogliare la gente ad entrare in negozi di abbigliamento.
I prati verdeggianti raccoglievano giovani innamorati e anziani divertenti che davano "consigli gratuiti", bastava sedersi di fronte a loro sul tappeto e fare una domanda.
Chi ti urtava si scusava, e se era un maschio ti fissava anche con una certa insistenza, ripetendo: I'm sorry, I'm sorry, I'm sorry!
Sì, il mio cuore è là, fra Hyde Park e Camden Town, beccato dai cigni e calciato dai darkettoni con le zeppe altissime, altro sogno irraggiungibile per gli squattrinati come me.
Cari lettori, la vostra Artemis è un po' triste.